Principi della fisioterapia passiva - 31/03/15
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Riassunto |
Le tecniche passive trovano culturalmente le loro applicazioni nel quadro della prevenzione o del ripristino delle limitazioni di mobilità articolare. Tuttavia, occorre riconoscere il loro apporto nel settore neuromuscolare. Ogni tecnica produce degli effetti biomeccanici e fisiologici a livello degli elementi costitutivi dell'articolazione e degli elementi periarticolari. Queste tecniche richiedono, se possibile, una partecipazione mentale del paziente e sollecitano, così, le sue aree corticali. Queste nozioni costituiscono i principi accademici richiesti per l'intervento terapeutico. I principi metodologici assicurano la padronanza del gesto di mobilizzazione eseguito dal terapista. Essi si basano, tra l'altro, sull'installazione del paziente e sul posizionamento del fisioterapista, ma anche sulla conoscenza dei vari tipi di tecniche passive così come delle loro modalità pratiche. La tecnica passiva può, allora, essere manuale (mobilizzazioni globale, analitica o specifica, postura) o, anche, strumentale (puleggioterapia o mobilizzazione passiva continua). La padronanza dell'intervento terapeutico è ipotizzabile solo se gli obiettivi di cura sono stati determinati preliminarmente. Per questo, un iter diagnostico (bilancio quantitativo e qualitativo) concorre all'individuazione degli obiettivi della mobilizzazione passiva all'interno dell'ecologia e del progetto di cure del paziente. Questa padronanza passa anche attraverso una ricerca di validazione della tecnica utilizzata nelle condizioni cliniche nelle quali il fisioterapista svolge il suo gesto (Evidence Based Practice).
Il testo completo di questo articolo è disponibile in PDF.Parole chiave : Mobilizzazione passiva, Articolazione, Mobilità articolare
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