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Principali aspetti tecnici e pratici della SPECT cerebrale. Risultati e indicazioni - 01/01/01

[17-035-A-40]
Jean-Pierre Marc-Vergnes : Ancien chef de clinique neurologique et psychiatrique, directeur de recherche à l'Inserm U455
Centre hospitalier universitaire, hôpital Purpan, place du docteur Baylac, 31059 Toulouse  France

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Riassunto

Di tutte le tecniche tridimensionali di diagnostica per immagini del cervello, la tomoscintigrafia, la SPECT (Single Photon Emission Computed Tomography) degli anglosassoni, è quella che ha impiegato più tempo per raggiungere l'attuale stato di precisione tecnica. Attualmente i tomografi che permettono il miglior rapporto tra performance e redditività dei materiali sono le camere «a tre teste». Tuttavia, vengono ancora utilizzati altri tipi di dispositivi, con prestazioni molto variabili. La confusione che ne può conseguire sul piano dell'attendibilità dei risultati dovrebbe poi scomparire con una migliore standardizzazione delle attrezzature. I radiotraccianti più utilizzati sono i markers di perfusione cerebrale. Sono comunque sempre più disponibili traccianti del metabolismo cerebrale e ligandi di neurorecettori. La scelta del tipo di tracciante dipende dalla natura del problema clinico affrontato. Lo stesso discorso vale per le metodiche di trattamento dei dati e di visualizzazione delle immagini, che rappresentano oggi un elemento essenziale per l'uso della SPECT.

Negli ultimi anni quasi ogni tipo di patologia cerebrale è stata studiata anche grazie all'uso della SPECT. I risultati i più interessanti sono stati ottenuti nelle malattie cerebrovascolari, nelle epilessie, nelle malattie neurodegenerative e nei tumori. Tuttavia, i dati ricavati da altri studi clinici permettono di definire meglio la portata e i limiti pratici di questo metodo. Anche senza una valutazione peculiare, è stato possibile individuare alcune indicazioni specifiche, che si basano in particolare sul fatto che solo la SPECT permette di iniettare, in condizioni di emergenza o critiche, il radiotracciante nel momento clinicamente più favorevole e di registrare successivamente le immagini. In questo modo, nella fase iniziale degli ictus ischemici focali, la SPECT permette di visualizzare precocemente le lesioni, di valutarne l'estensione e la reversibilità, e fornisce inoltre indicazioni sui meccanismi fisiopatologici che le hanno prodotte; dovrebbe così permettere un'ottimizzazione degli studi e un uso migliore delle misure terapeutiche. Allo stesso modo, nelle epilessie focali, si possono eseguire delle SPECT durante la crisi che, confrontate con SPECT effettuate nei periodi intercritici e postcritici, sono le immagini più utili nel caso si rendesse necessario un trattamento chirurgico. Nelle malattie ad evoluzione meno acuta, la SPECT sta assumendo, nelle analisi diagnostiche, un ruolo limitato alla soluzione dei casi più difficili, come è stato dimostrato per le demenze, e come sembra essere sempre più il caso del vasospasmo nelle emorragie subaracnoidee, del morbo di Huntington e di Parkinson, dei tumori, o ancora delle malattie infettive o autoimmuni.



Parole chiave : SPECT, PET, malattie cerebrovascolari, tumori cerebrali, malattie degenerative

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