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Basi neurofisiologiche dell'elettroencefalografia clinica e principali indicazioni - 01/01/01

[17-031-A-10]
Edouard Hirsch : Praticien hospitalier
Fédération de neurologie, Inserm U 398,  Strasbourg,  France.
Bruno Maton : Chef de clinique-assistant
Clinique neurologique, hôpital cantonal universitaire,  Genève,  Suisse
Daniel Kurtz : Professeur des Universités, praticien hospitalier, service d'exploitation fonctionnelle du système nerveux et de la pathologie du sommeil
CHRU de Strasbourg, hôpital civil, 1, place de l'Hôpital, 67091  Strasbourg cedex France

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Riassunto

L'elettroencefalogramma (EEG) è una tecnica semplice, poco costosa, che permette di valutare l'attività elettrica cerebrale normale e patologica. La registrazione EEG convenzionale corrisponde a una visualizzazione grafica delle variazioni spaziali e temporali dei campi elettrici registrati sulla superficie del cranio. Per interpretare i dati raccolti, è utile conoscere i meccanismi neurofisiologici che stanno alla base della generazione dell'attività EEG.

La prima descrizione dell'EEG nell'uomo risale a Berger nel 1929 [9], ma è stato necessario aspettare la conferma dei dati di Berger da parte di Adrian e Matthews [1], perché la comunità scientifica iniziasse a studiare le basi neurofisiologiche dell'EEG. Adrian ha inizialmente ritenuto che l'attività EEG rappresentasse la somma dei potenziali d'azione dei neuroni corticali, mentre Gérard et al [34]hanno avanzato l'ipotesi che l'attività EEG dipendesse essenzialmente da fluttuazioni spontanee dei potenziali di membrana. Morison e Dempsey [73]e Morison e Basset [72]hanno sottolineato per primi l'importanza delle strutture sottocorticali nella genesi delle attività ritmiche. All'inizio degli Cinquanta, molti Autori hanno dimostrato che l'attività EEG era generata dai dendriti apicali localizzati a livello degli strati superficiali della corteccia e non dai potenziali d'azione raccolti a livello dei corpi cellulari o lungo gli assoni. Li et al [63]e Li e Jasper [62] hanno dimostrato con registrazioni mediante microelettrodi che le attività lente rappresentavano una somma delle attività unitarie sinaptiche. In questi ultimi dieci anni, molti dati sperimentali e teorici hanno permesso di precisare i meccanismi cellulari che stanno alla base dell'attività EEG [65, 74, 91, 94, 95]. A livello cellulare, è stata dimostrata la presenza di neuroni che possiedono proprietà intrinseche oscillatorie. Alcuni dati recenti hanno peraltro chiarito i circuiti responsabili della comparsa della modulazione delle attività ritmiche come il ritmo alfa e il fuso del sonno.

Nella prima parte di questo capitolo parleremo delle basi neurofisiologiche all'origine:

  • dei meccanismi cellulari che stanno alla base dell'attività EEG;
  • delle oscillazioni EEG fisiologiche della veglia e del sonno;
  • delle attività EEG permanenti e transitorie patologiche.

Nella seconda parte, descriveremo le principali indicazioni dell'EEG.



Parole chiave : elettroencefalogramma, potenziali postsinaptici, correnti ioniche, attività ritmiche fisiologiche

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