Intubazione difficile - 01/01/02
Laurent Carpentier : Praticien hospitalier, anesthésiste-réanimateur.
Bernard Vilette : Praticien hospitalier, anesthésiste-réanimateur.
Christian Erb : Praticien hospitalier, anesthésiste-réanimateur.
Département d'anesthésie-réanimation chirurgicale II (Pr Scherpereel)
Service d'oto-rhino-laryngologie, hôpital Claude-Huriez, CHRU de Lille, rue Michel Polonovski, 59037 Lille cedex France
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Riassunto |
In chirurgia generale, l'incidenza dell'intubazione difficile è pari allo 0,5-2%. In chirurgia oncologica otorinolaringoiatrica e nelle urgenze preospedaliere, l'incidenza è del 10-20%. L'individuazione di una potenziale difficoltà di intubazione è fondamentale. Essa si basa sul test di Mallampati, sull'apertura della bocca e sulla distanza tiromentoniera. Tuttavia, il 15-30% delle intubazioni difficili non vengono individuate grazie a questi segni clinici. In caso di intubazione difficile, la priorità è quella di essere sicuri della possibilità di ventilare il paziente, sia con la maschera facciale, che con una cannula orofaringea a palloncino (cuffed oropharyngeal airway [COPA]). In caso di fallimento, viene collocata, una maschera laringea (o una Fastrach) o un'ossigenazione per via transtracheale. La tracheotomia deve essere considerata la soluzione estrema in caso di fallimento delle altre procedure. In caso di intubazione prevista difficile, la fibroscopia è la tecnica di riferimento. In ogni fase decisionale, deve essere presa in considerazione la possibilità di risvegliare il paziente.
Parole chiave : intubazione difficile, ossigenazione
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