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Maladie de Parkinson : traitements par dispositifs, stimulation dopaminergique continue - 25/04/24

[17-060-A-52]  - Doi : 10.1016/S0246-0378(24)46603-7 
M. Vérin, Neurologue, Professeur des Universités, praticien hospitalier, MD, PhD, HDR a, b, , M. Auffret, Pharmacienne, chercheuse, PharmD PhD b, c
a Service de neurologie, CHU d'Orléans, 14, avenue de l'Hôpital, 45100 Orléans, France 
b Équipe Brain Clinical and Experimental Neuroplasticity (B-CLINE), Laboratoire interdisciplinaire pour l'innovation et la recherche en santé d'Orléans (LI2RSO), Université d'Orléans, Château de la Source, BP 6749, 45071 Orléans cedex, France 
c France développement électronique, 46, rue du Zornhoff, BP 30080, 67702 Saverne cedex, France 

Auteur correspondant.

Résumé

Le traitement oral à base de médicaments dopaminergiques, en particulier la lévodopa, qui en reste le gold standard, demeure la prise en charge habituelle de la maladie de Parkinson. Néanmoins, l'efficacité de la lévodopa décroît progressivement au cours de l'évolution de la maladie, du fait des processus neurodégénératifs, des conséquences de la stimulation dopaminergique pulsatile et des modifications de la barrière gastro-intestinale qui limitent la bonne absorption du médicament. C'est pourquoi le concept de stimulation dopaminergique continue a émergé, grâce aux thérapies par perfusion continue sous-cutanée ou intestinale. Ce chapitre est un état des lieux de la question.

Il testo completo di questo articolo è disponibile in PDF.

Mots-clés : Stimulation dopaminergique continue, Dispositifs, Apomorphine, Duodopa®, Lécigimon®, Scyova®


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