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Infarto del miocardio: diagnosi, gestione e complicanze - 08/05/19

[2-0210]  - Doi : 10.1016/S1634-7358(19)42026-3 
S. Porouchani, G. Lemesle
 USIC et Centre hémodynamique, Institut cœur poumon, CHRU de Lille, Faculté de médecine de l'Université de Lille, FACT (French Alliance for Cardiovascular Trials), Institut Pasteur de Lille, Unité Inserm UMR 1011, boulevard du Pr-Jules-Leclercq, 59037 Lille cedex, France 

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Riassunto

Nonostante i progressi degli ultimi 20 anni, l'infarto del miocardio (IM) colpisce ancora 50 000 persone all'anno in Francia ed è una delle principali cause di mortalità. Nella sua forma classica, corrisponde a una complicanza della malattia ateromatosa sul piano coronarico, con occlusione più o meno completa di un'arteria coronaria, con conseguente necrosi dei cardiomiociti. La diversità delle lesioni coronariche è all'origine di molte entità nosologiche, diverse nella loro presentazione clinica, nella loro gravità e nell'urgenza del trattamento. Così, nella sua presentazione clinica iniziale, chiamata sindrome coronarica acuta (SCA), è opportuno distinguere quelle con sopraslivellamento del segmento ST sull'elettrocardiogramma (ECG), che richiedono una rivascolarizzazione immediata, il più delle volte mediante angioplastica coronarica, e quelle senza sopraslivellamento del segmento ST, per le quali il tempo di gestione invasiva è discusso caso per caso. Pertanto, la diagnosi e la stratificazione del rischio di questi pazienti non devono subire ritardi, per adeguare immediatamente la gestione, specialmente per i pazienti più gravi. Benché molti progressi, in particolare nella gestione preospedaliera, abbiano permesso una significativa riduzione della mortalità negli ultimi anni, è ancora necessario compiere progressi significativi, in particolare sulla prevenzione, sia primaria che secondaria (delle recidive).

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Parole chiave : Malattia ateromatosa, Infarto del miocardio, Urgenza, Stratificazione del rischio, Rivascolarizzazione coronarica, Angioplastica coronarica, Prevenzione


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