Fibroma nasofaringeo - 01/01/02
Frédéric Portier : Chef de clinique-assistant
René Chapot : Praticien hospitalier
Jean-Pierre Guichard : Praticien hospitalier
Michel Wassef : Maître de conférences des Universités, praticien hospitalier
Patrice Tran Ba Huy : Professeur des Universités, praticien hospitalier
Philippe Herman : Professeur des Universités, praticien hospitalier
Clinique d'oto-rhino-laryngologie, hôpital Lariboisière, 2, rue Ambroise-Paré, 75475 Paris cedex 10 France
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Resumen |
Il fibroma nasofaringeo rappresenta una duplice sfida per l'otorinolaringoiatra: una sfida nosologica poiché, a dispetto di una storia clinica stereotipata, la patogenesi di questo tumore benigno, che si sviluppa in maniera elettiva nel giovane adolescente maschio, è ancora misteriosa, sia che si tratti dei meccanismi di crescita che di angiogenesi; una sfida terapeutica in quanto l'exeresi di questo tumore vascolare può essere massivamente emorragica, mentre la presenza di molteplici estensioni attraverso fissurazioni ed altri forami della base del cranio è all'origine di recidive.
L'exeresi chirurgica è il trattamento di prima scelta del fibroma nasofaringeo. Ha per obiettivo l'exeresi completa del tumore con una perdita ematica minima, provocando meno sequele possibili. Il miglioramento della gestione terapeutica è stato possibile grazie:
- allo sviluppo della diagnostica per immagini, che permette una diagnosi più precoce precisando nel modo migliore la morfologia del tumore;
- ai progressi delle tecniche di embolizzazione che permettono di prosciugare il tumore nella massima parte dei casi;
- allo sviluppo della chirurgia endonasale sotto guida endoscopica, che permette in alcuni casi di realizzare una chirurgia meno invasiva e più precisa, ed in altri di completare l'exeresi nelle zone anatomiche dove la visualizzazione del tumore, anche sotto microscopio, è difficile.
La scelta della via d'accesso deve basarsi sulla localizzazione, il volume e l'estensione del tumore, sulla sua vascolarizzazione, sull'efficacia dell'embolizzazione, sull'esperienza dell'équipe chirurgica.
La via transnasale sotto guida endoscopica è ormai indicata per i tumori limitati al nasofaringe, alla cavità nasale, ai seni etmoidale e sfenoidale, che hanno un'estensione laterale retropterigoidea moderata e non si estendono oltre la fossa pterigopalatina. Deve essere scelto, invece, l'accesso transfacciale in caso di espansione retropterigoidea rilevante o se esiste, anteriormente al processo pterigoideo, un'estensione laterale che supera la fossa pterigopalatina. Quanto agli accessi laterali, essi trovano eccezionali indicazioni per i tumori che hanno uno sviluppo esterno molto marcato (muscoli pterigoidei, fossa temporale).
Un controllo tomografico con iniezione di mezzo di contrasto, eseguito quarantotto ore dopo l'operazione, permette di identificare un eventuale reliquato tumorale e di orientare il susseguente criterio di trattamento (reintervento chirurgico rapido o controllo nel tempo). Infine, è necessario un follow-up endoscopico e radiologico nei 12-18 mesi successivi per individuare precocemente una ripresa evolutiva.
"Palabras clave" : fibroma nasofaringeo, endoscopia, via d'accesso, transfaciale, embolizzazioni, controllo medico, postumi
Esquema
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